Per chi non lo ricordasse, così i «ribelli» siriani hanno trattato i cristiani della città di Sadad
15 AprSadad è un’antica cittadina cristiana siriaco-ortodossa che sorge nel deserto fa Homs e Damasco, tanto antica da essere nominata persino nella Bibbia. Nell’ottobre 2013, i «ribelli» dell’Esercito Libero Siriano hanno invaso e occupato Sadad, torturando e uccidendo 45 tra cristiani (fra cui donne e bambini), saccheggiandone e distruggendone le 14 chiese (alcune antichissime), e fra l’altro gettando in un pozzo 6 persone fra i 16 e i 90 di una famiglia cristiana. È passato del tempo, ma proprio per questo il ricordo di quella strage assurda non deve svanire dalla memoria, assorbito e diluito dalle troppe parole della «grande politica» internazionale, smarrito fra i tatticismi e le moine diplomatiche.
«Quello di Sadad è il più grave e il più grande massacro di cristiani avvenuto in Siria negli ultimi due anni e mezzo», ha infatti ben detto nell’occasione l’arcivescovo metropolita siriaco-ortodosso di Homs e Hama, Selwanos Boutros Alnemeh. «45 civili innocenti sono stati martirizzati senz’alcun motivo e fra loro parecchie donne e parecchi bambini, molti dei quali gettati in fosse comuni. Altri civili sono stati minacciati e terrorizzati. 30 sono stati feriti e 10 ancora mancano all’appello. Per uuna settimana 1500 famiglie sono state tenute in ostaggio e usate come scudi umani. Fra loro c’erano bambini, anziani, giovani, uomini e donne. […] Tutte le abitazioni di Sadad sono state derubate e i beni confiscati. Le chiese sono state danneggiate e dissacrate […]. Quello che è accaduto a Sadad è il più grande massacro di cristiani avvenuto in Siria e il secondo per vastità del Medioriente, dopo quello della Chiesa di Nostra Signora della salvezza in Iraq, nel 2010.
In questo filmato i «ribelli» festeggiano la «liberazione» della cittadina dalle truppe fedeli al regime di Damasco. Ma in questa assurda guerra civile il tributo di sangue maggiore la stanno ancora e sempre pagando i cristiani.
salviamosawanmasih@yahoo.it
2 AprQualche giorno fa il Tribunale di primo grado di Lahore, in Pakistan, ha condannato a morte Sawan Masih, il 26enne cristiano accusato di avere insultato il profeta Maometto.
Nel marzo 2013, la denuncia contro Masih scatenò l’ira di oltre tremila musulmani che si scagliarono contro il quartiere di Joseph Colony, dove l’uomo viveva, incendiando 178 abitazioni, oltre 20 negozi e due chiese. Più di 400 famiglie cristiane sono rimaste senza casa, eppure gli 83 uomini ritenuti colpevoli dell’attacco sono stati tutti rilasciati su cauzione. Mentre Sawan è stato condannato a morte.
L’Associazione Pakistani Cristiani in Italia (APCI), fondata e diretta da Shahid Mobeen, docente della Pontificia Università Lateranense, ha pertanto deciso di lanciare lancia la campagna di raccolta-firme “Salviamo Sawan Masih”.
Per aderire, da subito, basta inviare una e-mail con i proprio nome e cognome all’indirizzo salviamosawanmasih@yahoo.it.
La condanna assurda di Sawan Masih «è l’ennesima beffa ai danni della comunità cristiana del Pakistan», ha detto Shahid Mobeen, intervistato da La nuova Bussola Quotidiana in concomitanza della conferenza stampa di sensibilizzazione che si svolge oggi a Roma per iniziativa dell’APCI, in collaborazione con alcuni parlamentari italiani rappresentati dall’on. Paola Binetti. «L’interesse dei parlamentari italiani è di grande conforto. I cristiani pachistani capiscono così di non essere soli, in un paese in cui le minoranze religiose sono discriminate e dove l’islam è assai radicalizzato. Ogni nazione vuole avere piena autonomia all’interno dei propri confini, ma possiamo considerare i diritti umani materia di giurisdizione nazionale? Non dimentichiamoci che il Pakistan è un firmatario della Convenzione Onu e come tale deve garantire pari diritti a tutti i cittadini, di qualsiasi credo essi siano».
Di seguito, una breve rassegna stampa sul caso:
- Associazione Pakistani Cristiani in Italia
- La nuova Bussola Quotidiana
- il Giornale
- Tempi
- Vatican Insider
- Almaghrebiya Italia
- Mai più cristianofobia
Pakistan, dove la “legge sulla blasfemia” impone la dittatura “islamicamente corretta”
2 Apr
Il caso famoso di Asia Bibi, la donna pakistana in attesa della sentenza di secondo grado dopo la condanna a morte in primo grado, evidenzia ancora una volta l’urgenza di modificare la legge sulla blasfemia.
Ma di Asia Bibi in Pakistan ce ne sono purtroppo molte, molto meno note. E oggi nel Paese asiatico il principio della “tutela delle religioni” è il grimaldello feroce e subdolo dell’anticristianesimo.
L’osservatorio internazionale di Oasis, sempre preciso e scurpoloso, fa il punto di una situazione tanto grave quanto dimenticata con un reportage aggiornato (dal sito de Il Timone).
Siria: esecuzione di cristiani, uccisi a colpi in testa
27 MarGiustiziati, anche se è un termine completamente inadatto per quello che è un vero e proprio omicidio di massa. È il drammatico e tragico destino dei soldati siriani che erano di guardia all’ospedale Kindi di Aleppo.
Un attentatore islamico suicida si è fatto esplodere in ospedale, poi alcuni dei soldati, identificati come cristiani, sono stati presi prigionieri dal cosiddetto Esercito Siriano Libero e dai fanatici di Al-Nusra, e uccisi a colpi di pistola in testa.
L’articolo di AINA (Assyrian International News Agency), informatissima e benemerita agenzia per la stampa
Qui il video scioccante:
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