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La croce di Ground Zero “offende” gli atei

6 Mag

Sembra uno scherzo, ma invece è la pura verità.
Negli Stati Uniti, diverse organizzazioni, capitanate dalla più chiassosa e attiva di tutte, chiamata American Atheists, stanno da anni brigando affinché la famosa “Miracle Cross” sparisca da ogni ricordo del tragico attento che l’11 settembre 2001, spezzò in pochi istanti migliaia di vite a New York.

Due giorni dopo l’attentato, il 13 settembre, quando venne lanciata una massiccia – e lunga – operazione di bonifica e ripulitura del luogo dove sorgevano le Torri Gemelle, noto come Ground Zero, coperto da tonnellate di macerie e di cadaveri, uno degli operai, Frank Silecchia, scoprì in quella desolazione una croce alta più dei sei metri e derivante da quel che restava di due travi contorte di acciaio dell’edificio n. 6, uno dei molti abbattuti dall’attentato. Al posto del World Trade Center, era rimasto solo quel segno.
La croce di metallo divenne subito un luogo di pellegrinaggio e culto, e molti fra superstiti, parenti delle vittime e semplici cittadini o visitatori iniziarono a lasciarvi immagini, foto e preghiere. Ma presto la croce si rivelò essere un ostacolo ai lavori e Così Silecchia e i suoi colleghi, d’accordo con l’allora sindaco di New York, Rudolph Giuliani, spostarono la croce, montata sopra un piedistallo di cemento realizzato appositamente, il 4 ottobre per ridislocarla all’incrocio di quella che un tempo era Church Street, dopo che un sacerdote cattolico l’aveva solennemente benedetta.
Poi, sempre per fare spazio ai lavori di ricostruzione, la croce è stata nuovamente spostata e immagazzinata altrove, ma sempre con l’assicurazione che si trattava solo di eventi temporanei e che un giorno, a lavori ultimati, la “reliquia” sarebbe finalmente tornata per sempre al suo posto, nel luogo più adatto alla memoria. Fra tutti coloro che da sempre combattono strenuamente per la preservazione di quel particolare resto, il più indefesso è il frate francescano Brian Jordan.

Ma è proprio a questo punto che si sono scatenate le proteste degli atei (e di qualche organizzazione ebraica minore: la famosa Anti-Defamation League è invece pubblicamente favorevolissima alla croce), decisi a impedire che la croce figuri, come progettato, nel Museo ufficiale di Ground Zero.
La controversia è dunque finita in tribunale, raggiungendo nel 2013 un importante punto fermo allorché il giudice Deborah Batts della Corte d’Appello ha stabilito che il mostrare quella croce in pubblico non costituisce affatto un atto indebito di proselitismo da parte delle istituzioni pubbliche statunitensi e che quindi essa può e anzi deve stare dove le spetta. Ma gli Atei Americani, convinti che si tratti di una offesa alla laicità delle istituzioni, hanno fatto ricorso affinché la croce sparisca.

Megan Kelly, conduttrice dell’emittente FoxNews, ha efficacemente ricordato a David Silverman, presidente degli Atei Americani, che la croce di Ground Zero è certamente – evdientemente – un emblema cristiano, ma che nondimeno essa (la sua “stranezza” e  il suo ritrovamento nel luogo del massacro) fanno parte di ciò che è successo per tutti a New York. Silverman risponde – con argomenti che se il contesto non fosse tragici farebbero ridere – che la croce discrimna gli atei e i credenti di altre religioni, ma davvero la conduttrice lo chiude in un angolo.

dal sito de Il Timone

L’ideologia del gender è la tomba annunciata della nostra società. Un e-book per difendersi. Grazie Mimep

17 Apr

Gender e-book MimepL’ideologia del gender è una vera e propria assurdità che però nel nostro mondo avanza a passi da gigante nel tentativo di trasformare un’utopia distruttiva nella nuova realtà quotidiana.

Un nemico che non si vede, o che si presenta sotto mentite spoglie, è però difficile da combattere, soprattutto quando viene contrabbandato di continuo per quel che assolutamente non è: ovvero una novità positiva, giusta e quasi dovuta, magari in nome di un senso distorto e perverso di concetti nobili o importanti quali la libertà, la tolleranza e il desiderio di realizzazione di sé. Il problema si annida infatti nella manipolazione delle coscienze e nel relativismo etico-culturale che cercano di mutare un’ideologia della disperazione in un obbligo morale, e magari pure legislativo, per tutti.

Per questo motivo l’ideologia del gender costituisce davvero la fine della nostra società.

Ma – diceva il pensatore iralndese Edmund Burke – affinché il male trionfi è sufficiente che gli uo mini buoni non facciano nulla.
Per questo non si deve restare in disparte, lasciandosi bombardare impunemente dai difensori delle “assurdità” e immaginando solo che prima o poi fatalmente smetterenno o cambieranno. Infatti è solo la nostra passività a permettere che questa ideologia pervicace si faccia ogni giorno più aggressiva negli ambienti più diversi, ma certamente a cominciare dalla scuola, oramai persino dall’asilo.

Per reagire, combattere e controbattere, la casa editrice cattolica Mimep, di Pessano con Bornago, in provincia di Milano, ha dunque benemeritamente preparato una piccola guida utile a tutti che proprio per questo distribuisce gratuitamente dal proprio sito Internet.
Conoscere la verità delle cose è il primo passo per contrastare il male. Non lasciatevi sfuggire questo sussidio indispensabile.

Scaricatelo, leggetelo, usatelo e diffondetelo!

Clamore per lo scambio di embrioni in provetta. Ma il rischio fa parte del gioco, forse non ve l’hanno detto

14 Apr

FIVETHa fatto clamore nell’ultimo fine settimana il caso dei genitori che, dopo un intervento di fecondazione assistita all’ospedale Sandro Pertini di Roma, hanno scoperto che i gemelli che stanno aspettando non sono i loro.
Fra i tanti commenti se ne segnala uno di Filippo Maria Ubaldi, ginecologo, già membro del direttivo Eshre e membro del comitato direttivo Sifes, che spiega: «Se si eseguono in modo corretto le procedure, la possibilità di sbagliare è minima: inferiore a un caso su mille». Inferiore a un caso su mille. Mettiamo pure che sia un caso su millecinquecento: bene, quante fra le coppie che si sottopongono a fecondazione assistita lo farebbero ugualmente se venisse detto loro «tranquilli, sappiate che è piuttosto raro, un caso su millecinquecento, ma resta comunque la possibilità che il figlio che avrete non sarà vostro o non di tutti e due…».
E questo, si badi bene, come dice Ubaldi, «se si eseguono in modo corretto le procedure». Figuriamoci quando non sono del tutto corrette….
In realtà, la percentuale di errori considerati gravi nelle operazioni di fecondazione assistita – scambio di gameti o di embrioni – non si sa per il semplice fatto che è uno dei segreti meglio custoditi del business della provetta, che se vedesse intaccata la fiducia delle coppie rischierebbe di essere drasticamente ridimensionato. Ma che l’errore sia dietro l’angolo è il segreto di pulcinella. Basta fare una rapida ricerca su Google per imbattersi in un numero sterminato di casi.
Tanto per citarne un paio. Lo scorso ottobre due americani che avevano avuto due gemelle con fecondazione assistita presso la  Ochsner Clinic Foundation, in Louisiana, hanno denunciato i medici  dopo essere venuti a conoscenza che in uno scambio di embrioni all’interno della struttura erano stati coinvolti anche i loro. Carolyn and Sean Savage, pure loro statunitensi e protagonisti di un incubo simile, hanno raccontato la loro storia in un libro pubblicato nel 2011, dal titolo Inconceivable, inconcepibile. E sempre nel 2011 il quotidiano britannico Daily Mail (dagli Usa al Regno Unito, due Paesi all’avanguardia nel settore) dava conto di un’impennata di errori o errori sfiorati nei centri di fecondazione assistita inglesi: nel 2010 c’erano state ben 564 segnalazioni, circa 10 alla settimana

La notizia sul sito de Il Timone

La storia su La Stampa

«Drogarsi è un comportamento transculturale». Don Gallo ha seminato solo fumo

13 Apr

Droghe

Un articolo bellissimo, nella sua tragicità, scritto con grande stile,
dal mensile della comunità SanPatrignano

«Il sì all’eterologa è un importante passo avanti». Anche in italia i luterani sono oramai post-cristiani

12 Apr

Christiane Groeben«La caduta del divieto di fecondazione eterologa è un importante passo avanti, che riaccende la speranza di vedere realizzato il legittimo desiderio di genitorialità di molte coppie italiane». Lo dichiara Christiane Groeben (nella foto è quello senza la giacca di pelle), presidente del Sinodo della Chiesa Evangelica Luterana Italiana (CELI), a commento della decisione della Corte Costituzionale che giovedì 9 aprile ha dichiarato incostituzionale quanto sancito nel 2004 dalla Legge 40, calpestando la volontà dei cittadini italiani espressa incontrovertibilmente dall’esito del referendum abrogativo promosso nel 2005 dai suoi avversari: in quell’occasione, infatti, disertando le urne, gl’italiani bocciarono sonoramente le intenzioni di chi voleva peggiorare la Legge 40 e quindi anche chi, contro di essa, mirava a legalizzare la fecondazione eterologa.

La dichiarazione della CELI è sconcertante. Perché è sconcertante che una Chiesa cristiana plauda a un’immoralità palese qual è la fecondazione eterologa. Davvero la Chiesa Cattolica è l’unica a difendere appieno la dignità della persona umana, l’unica a battersi ancora e sempre per la salvaguardia dei “princìpi non negoziabili”, l’unica a promuovere l’umanesimo autentico, l’unica a essere davvero cristiana.

La CELI, invece, incapace di cogliere il nesso strutturale che unisce il suo dirsi cristiana e la difesa della natura dell’uomo creato da Dio a propria immagine e somiglianza, già si avvia a essere una postreligione come già lo sono molte Chiese luterane europee disponibili a tollerare e a promuovere gravissime forme di violazione della legge morale naturale. Del resto, nel 2011 la CELI già aveva approvato la benedizione di coppie di fatto sia eterosessuali sia omosessuali. O, assai più volgarmente, come già osserva qualcuno, la CELI ‒ che sono “quattro gatti” ‒ sta disperatamente cercando d’intercettare l’8 per mille. Dei non credenti.

Immagine

Voice of the Persecuted

11 Apr

Voice of the Persecuted

Alieni & alienati

11 Apr

«Science Channel» è un canale televisivo digitale e satellitare americano che però assomiglia auna multinazionale. In pratica, tutti lo chiamano ancora così anche se in realtà dal 2007, dopo diversi accorciamenti e rebranding, si chiama semplicemente «Science». Agli esordi usò pure il nome «Quark!», così assonante a un noto tormentone della televisione italiana… Lanciato nell’ottobre 1986, appartiene al gruppo Discovery Communications, Inc., di Silver Spring nel Maryland, (attenzione a non confonderlo con il Discovery Institute di Seattle, che è un think tank cristgiano ecumenico di ammiratori di C.S. Lewis che, fra le varie cose, oggi è uno dei più strenui e seri diAlienifensori del «progetto intelligente» alternativo e contrario all’ipotesi evoluzionista)

Le sue versioni internazionali, diffusissime un po’ ovunque, continuano comunque a impiegare un altro vecchio nome, «Dicovery Science». Per capirci, è cugino del piuttosto famoso «Discovery Channel». Da quelle parti, insomma, si può incappare facilmente nella fantascienza più astrusa ma spacciata per vera, nel catastrofismo cronicamente infondato, nell’evoluzionismo gratuito e magari pure in un certo complottismo da edicola delle stazioni. Ebbene, questo network sarebbe solo una nota obsoleta a piè di pagina di un libro superato se non fosse che i suoi programmi sono seguiti da milioni di telespettatori in tutto il mondo.

Il canale va trasmettendo da tempo la serie di “documentari” sugli extraterrestri, iniziata nel 2012, Unsealed: Alien Files, e cosa dice una delle puntate più recenti? Dice che ‒ musica sinistra in sottofondo, voce impostata e parole scandite ‒ il Vaticano sta nascondendo al pubblico esempi di veri e propri alieni. Non ridete, c’è la “prova”: il fatto che nel 1998, sotto la Biblioteca Vaticana, sono stati trovati teschi di “chiara” foggia aliena, prontamente nascosti da Papa Giovanni Paolo II e dall’apparato “militare” del Vaticano. Sono stati trovati?…

Ovvio, nessuno ci crede. Ma di fronte a cose così sorge spontanea una domanda: è possibile che il primo che passa possa dire la prima cosa che gli capita in testa, addirittura spenderci dei soldi per farne un film e guadagnarne molti di più diffondendolo, senza che gli venga chiesto il minimo onere della prova? Mentre retoricamente attendiamo la risposta, fate attenzione la serie in rete spopola e magari i vostri figli potrebbero cascarci.San marco logo mini

Dal sito de Il Timone

Il documentario

Battesimo con lesbo show in una cattedrale argentina. Sicuri che si tratti di «misericordia»?

9 Apr

Lesbiche argentine al battesimo in cattedraleIl vescovo di Córdoba, Carlos Ñáñez, si è lamentato in un’intervista all’agenzia ACI Prensa per il battage mediatico seguito al battesimo (sabato scorso nella cattedrale della città argentina) di Emma Azul, una bambina figlia biologica di tale  Soledad Ortiz, che un anno fa ha contratto un “matrimonio egualitario” con la sua compagnia lesbica.
Ñáñez ha detto di aver tenuto al corrente di questo caso – evidentemente ottenendone il nulla osta –  il prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina del sacramenti, il cardinale Antonio Cañizares, e ha sottolineato che «il Battesimo è un diritto per ogni persona» e che «in questo la Chiesa si mostra come una madre misericordiosa e dalla braccia aperte».
Il vescovo ha poi aggiunto che la promessa che devono fare i genitori e i padrini della bambina è quella di educarla nella fede cristiana. «In questo noi ci fidiamo della loro buona fede, non abbiamo l’assoluta certezza che da una parte rispettino questo impegno o che la loro vita sia in totale consonanza con i principi evangelici».
Capiamo che la situazione non è delle più semplici da trattare. Il Codice di diritto canonico dice però anche che: «Per battezzare lecitamente un bambino si esige: 1) che i genitori o almeno uno di essi o chi tiene legittimamente il loro posto, vi consentano; 2) che vi sia la fondata speranza che sarà educato nella religione cattolica; se tale speranza manca del tutto, il battesimo venga differito, secondo le disposizioni del diritto particolare, dandone ragione ai genitori».
Ora, sulla fondata speranza che la piccola Emma sarà educata nella religione cattolica, pur non conoscendo i padrini, si può nutrire qualche ragionevole dubbio. Soprattutto guardando all’attenzione mediatica sul caso attivamente cercata dalle due madri con tanto di baci saffici in cattedrale e di fronte alle telecamere.
Morale: la situazione non richiedeva forse ben altra prudenza e il differimento del sacramento? Ma soprattutto, non è che dietro la scusa della «misericordia» c’è qualche prete o vescovo che preferisce farsi pecora (del mondo) invece che pastore?

In italiano

In spagnolo

«Nessun medico dovrebbe potersi rifiutare di praticare un aborto». La filosofia del prof. Mori è solo un sofisma

8 Apr

San marco logo mini Il prof. Maurizio Mori, ordinario di Bioetica nell’Università di Torino nonché presidente della Consulta di bioetica Onlus, sostiene che, per motivi filosofici “evidenti” e “ragionevoli”, nessun medico potrebbe e dovrebbe mai rifiutarsi di praticare un aborto. Ma è vero invece il contrario: per motivi filosofici evidenti e ragionevoli, nessun medico potrebbe e dovrebbe mai rifiutarsi di praticare l’obiezione di coscienza.

Contro obiezione di coscienza

 

 

È nato maschio in Scozia, è divenuto femmina a Sydney, l’Alta Corte australiana gli riconosce il «terzo sesso»

8 Apr

Maschile, femminile e neutro: come i generi che si usano per studiare il latino a scuola. Ora però servono a definire legalmente il genere delle persone in Australia. Norrie May Welby, 52 anni, nato maschio in Scozia, emigrato a Sydney a sette anni con i genitori, diventato donna con un’operazione chirurgica e poi né l’uno né l’altro in seguito all’interruzione di una cura di ormoni, adesso è stato riconosciuto ufficialmente come appartenente al terzo sesso. Il verdetto della Corte Suprema australiana, viene salutato dalle associazioni transgeder e dai gruppi per i diritti civili come un fondamentale passo avanti per la difesa delle minoranze sessuali.Norrie May Welby